Nell’estate del 1990 andavo spesso a Pescara per lavoro, solitamente di venerdì. Mio cugino Teodoro (per noi di famiglia Tillo, per tutti Teo) stava facendo il CAR a Falconara Marittima e un sabato di quella estate avrebbe prestato il suo giuramento alla patria. Pur essendo del tutto refrattario alla vita, alla logica e alla disciplina militare, decisi di approfittare di quella quasi-vicinanza (175 km) per essere presente – unico membro della famiglia – alla cerimonia per poi riportare a Roma il neo-giurato milite per la meritata licenza post-addestramento.
Il venerdì sera mi feci ospitare a Pescara da un collega agente di viaggi e l’indomani all’alba partii alla volta della oggi dismessa caserma Saracini, sede dell’84esimo battaglione di fanteria, denominato Venezia.
All’epoca avevo maturato una insana passione per la realizzazione di cortometraggi in VHS, realizzati con una enorme telecamera amatoriale a spalla (ci stavano dentro le videocassette grandi!) e rigorosamente senza montaggio: se una ripresa andava male, si doveva riportare indietro il nastro fino alla precedente interruzione e sovraincidere la parte sbagliata, con effetti a volte esilaranti. Per quella occasione pensai di girare una specie di reportage intitolato salacemente “L’ho duro!”, storpiatura un po’ scontata del grido “Lo giuro!” lanciato dalle reclute al culmine della cerimonia. Preparai titoli di testa e didascalie su fogli scritti a mano, che ripresi in varie soste negli autogrill lungo la strada, cercando di dare fondo alle mie risorse umoristiche (con alterni successi, a dire il vero). Fatto sta che alla fine arrivai a Falconara, ma non avevo l’invito per entrare in caserma, per cui anche la ripresa del fatidico giuramento la feci da fuori il muro di cinta, con un effetto straniante a metà tra Cinico TV e un Fuori Orario di Ghezzi. Ma ci misi tutto me stesso, in quella stramba docufiction ante-litteram, perché volevo che restasse a Tillo un ricordo affettuoso, per quanto poco ortodosso, di quella giornata.
Di mille e mille cose fatte con lui in questi lunghi anni, m’è subito venuta in mente questa ieri sera, mentre guidavo verso Roma dopo avere saputo che Tillo non c’è più. Perché sapevo che l’aveva apprezzata, e perché era stato il mio modo di dirgli che gli volevo davvero molto bene… e sempre gliene vorrò.

Di Tracca

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