Qualche settimana fa un amico ha postato una canzone sul suo profilo Facebook. In un momento, si è riacceso un vulcano che pensavo fosse ormai spento da tempo.

Nella mia adolescenza inquieta nel bel mezzo degli anni 80, la colonna sonora che mi accompagnava era, come dire, piuttosto eterogenea. Avevo scoperto l’hard&heavy, mi piaceva il punk (specie quello italiano di quegli anni, sporco e rozzissimo), ero tra i pochissimi che in quegli anni ascoltava ancora Rino Gaetano (che dopo la morte nel 1981 venne dimenticato da quasi tutti per oltre un decennio), adoravo i Matia Bazar elettronewwave di quegli anni, amavo i primi Litfiba e i CCCP. Mia mamma mi aveva introdotto a Little Richard, Elvis e Beatles, che però ascoltavo distrattamente (per me avevano fatto solo 2 dischi doppi: quello rosso e quello blu). Dall’infanzia mi portavo appresso l’amore per i Buggles e i Kraftwerk di The Man Machine. Non disdegnavo neppure (addirittura) i Duran Duran.

E poi c’erano i Nena.

All’Istituto Tecnico per il Turismo studiavo tedesco. Siccome già dagli anni delle elementari usavo le canzoni per cercare di imparare meglio l’inglese (ho imparato tanto da Video Killed the Radio Star che da anni e anni di lezioni scolastiche ed extrascolastiche), mi sono messo alla ricerca di musica pop cantata in tedesco che fosse almeno un po’ orecchiabile. Ma internet sarebbe arrivata solo 15 anni dopo, i Rammstein pure e la cosa non risultava agevole. Poi, un pomeriggio, su Videomusic mi imbattei nel video di “99 Luftballons” dei Nena. Bum.

https://youtu.be/7aLiT3wXko0

(il video che vidi io non è questo, ma quello originale l’ho trovato soltanto con la versione inglese sovraincisa…)

Ancora oggi, a 37 anni di distanza, trovo questa canzone molto bella, divertente, ben suonata, ben cantata. Erano gli anni della minaccia nucleare, della guerra fredda, dell’incubo atomico ben prima di Chernobyl. Di canzoni contro la guerra e contro la follia nucleare ce n’erano a milioni, ma la forza di 99 Luftballons era l’essere una “canzoncina” pop orecchiabilissima, che divenne una hit mondiale nonostante fosse cantata in tedesco (arrivò poi anche la versione inglese, ma il brano era già nell’empireo delle charts globali).

Da quel momento divenni un fan appassionatissimo dei Nena. Arrivai a portare la loro musicassetta alla mia prof di Tedesco Conversazione affinché ne facessimo una lezione in classe (e non fu l’unica volta che feci una cosa simile…), cominciai a comprare i loro LP e qualche anni dopo le riedizioni su CD. Ancora oggi ci sono molte loro canzoni che conosco a memoria, nonostante non pratichi il tedesco ormai da tanti anni.

Nel 1985 uscì il loro terzo album in studio, quello che per la band segnò l’inizio della fine (curiosamente, l’ultimo pezzo del loro album precedente si chiamava proprio così “Der Anfang vom Ende”, l’inizio della fine). Cosa per me inspiegabile, perché penso ancora oggi che “Feuer und Flamme” sia uno dei migliori dischi pop europei di tutto quel decennio.

La canzone che più di ogni altra amo di quel disco era il pezzo conclusivo, quello postato dal mio amico qualche giorno fa e il cui titolo è quello di questo post: in qualche modo, da qualche parte, prima o poi (Irgendwie, Irgendwo, Irgendwann). Mi piaceva talmente tanto che arrivai addirittura a pensare di scrivere una pièce teatrale che vi si ispirava (beata gioventù scapestrata) e per tutta la vita ho pensato che il verso “Gib mir die Hand, ich bau dir ein Schoss aus Sand, irgendwie irgendwo irgendwann” (Dammi la mano, ti costruisco un castello di sabbia, in qualche modo, da qualche parte, prima o poi) fosse uno dei più romantici – nella sua estrema semplicità – in cui mi fossi mai imbattuto nella musica pop.

Questo ricordo adolescenziale è rimasto in qualche modo poi nascosto per quasi 30 anni. Non riesco ancora a spiegarmi perché l’averla risentita in queste settimane mi abbia così colpito. Sicuramente non è solo l’effetto nostalgia per un’età lontana e che per me fu tutt’altro che spensierata. Forse però, in fondo, io sono rimasto ancora quello di allora, e ancora oggi tutto ciò che desidero è prendere per mano il mio amore mentre andiamo a costruirci un castello di sabbia.

Irgendwie.

Irgendwo.

Irgendwann.

 

Di Tracca

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