Sul primo album dei Litfiba (Desaparecido, 1985), a margine dei testi delle canzoni, una breve nota di Federico Guglielmi presentava la band – allora sconosciuta ai più – e terminava affermando: “…se un giorno prenderà piede una ‘nuova musica italiana per il mondo’, questo album dovrà inevitabilmente esserne considerato l’imprescindibile punto di avvio”.

Mutatis mutandis, è stato esattamente il mio pensiero dopo avere ascoltato per la prima volta “Le radici sul soffitto”, l’album d’esordio della rock band bresciana Viadellironia, tanto da averlo scritto di getto in un post qualche giorno fa. Ora che gli ascolti sono diventati già diverse decine e che le canzoni del disco hanno preso saldamente possesso della mia (in)coscienza, non posso che confermare la mia prima impressione. Anzi…

Le Viadellironia mi avevano già colpito forte quando mi imbattei nel loro primo ep e nei video che popolano il loro canale Youtube, tra cui alcune cover di altissimo livello. Ma il lavoro fatto dalla band insieme a Cesareo, che del microsolco in questione è l’illuminato, saggio e bravissimo produttore, è stato eccezionale. Il salto in alto fatto dalle 4 ragazze è degno del migliore Javier Sotomayor: si può restare solo abbacinati a vederle spiccare un volo che spero duri molto, molto tempo.

LRSS è un album solido (e raro, specie nell’attuale panorama italiano) come un blocco di carmeltazite, con una coerenza narrativa e stilistica immediatamente riconoscibile, ma allo stesso tempo ricco di numerose sfumature e di registri musicali sorprendentemente eterogenei per un album d’esordio. Sono 34 minuti in cui, più e più volte, ci si trova a bocca aperta e con lo sguardo attonito di chi vive una piacevole sorpresa (tipo scovare un passaggio che sa di Abba, per dire…). E la cosa si ripete, almeno per quel che mi riguarda, ad ogni ascolto.

Il disco è curatissimo anche nella parte grafica (opera dall’artista Dorothy Bhawl) e soprattutto suona meravigliosamente: ha un sound deciso e potente, che valorizza il lavoro di tutte le componenti del gruppo. Se è sicuramente vero che la voce e la poetica narrativa di Maria Mirani rendono davvero unico il mondo musicale di Viadellironia, l’eccellente lavoro chitarristico di Greta Frera e la solidissima sezione ritmica di Marialaura Savoldi e Giada Lembo sono le radici su cui questo mondo si poggia: tutto è in funzione di un risultato musicale di grande impatto e livello artistico.

Le 10 canzoni che compongono l’album sono tutte bellissime. Come ha detto Maria Mirani nella bella intervista rilasciata dalla band a Sherwood, “in tutto il disco è dispiegato il rapporto con la morte e con le sue rappresentazioni” (fin dal titolo, poetizzazione del detto tedesco “guardare i ravanelli da sotto”). Ma questo non vi faccia pensare a un album tetro: pessimista, sicuramente, ma non lugubre. La morte è rappresentazione reale e poetica, lirica, della desolazione del nostro tempo. Una scelta politica, direi, una manifestazione identitaria e accusatoria. Uso ancora le parole di Maria Mirani: “credo che la morte sia qualcosa di molto eversivo, perché è ciò in cui il dominio sulla natura si è dimostrato più fallimentare”. E se è vero che LRSS è stato concepito, scritto e realizzato ben prima della pandemia, il suo j’accuse contro l’ostentata rimozione del concetto della morte da parte della nostra società (persino in un momento come questo) è una delle poche cose sensate che io abbia trovato in un’opera d’arte in questo devastante 2020, insieme alle parole del romanzo “Reality” di Giuseppe Genna. E, a pensarci bene, vedo in Maria Mirani la stessa cura del linguaggio, lo stesso senso di importanza e “pesantezza” delle parole che da sempre caratterizza la scrittura di Genna.

Siccome mi sono già dilungato abbastanza, citerò soltanto un pezzo, l’unico che sfiora i 6 minuti di durata in un disco di canzoni di durata ramonesque (ed è un complimento vero, almeno io lo intendo tale). “Canzone introduttiva” è un gioiello narrativo e musicale, una canzone d’amore che è allo stesso tempo una ballata politica di impressionante attualità, a dispetto della collocazione storica delle vicende narrate. Una canzone che, come ha già scritto qualcuno prima di me, sembra nata dallo spirito di Fabrizio De Andrè e che vi entrerà nelle vene.

E avrei molte cose da dirvi ancora (cit.), ma ne dico una sola: compratevi questo disco, non fatevi scappare l’imprescindibile punto di avvio del nuovo rock d’autore italiano degli anni ’20.

 

VIADELLIRONIA
Le Radici sul Soffitto
(Hukapan, 2020)

Tracklist:
1   Bernhardt
2   Le radici sul soffitto
3   Ho la febbre (feat. Edda)
4   La mia stanza
5   Canzone introduttiva
6   Come vene del marmo
7   Stampe giapponesi
8   Architetto
9   Simile a un morente
10 Figli della storia

Di Tracca

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *